Η ιταλική κυβέρνηση προχωράει στην αναγνώριση Ελληνικής και Λατινικής γλώσσας

Με μεγάλη χαρά σας ανακοινώνω ότι χθες 22/02/2017 το Ιταλικό Κοινοβούλιο ενέκρινε την ημερήσια διάταξη που δεσμεύει την κυβέρνηση να αναθέσει αμέσως τη διαδικασία για την αναγνώριση των «Ελληνικών και Λατινικών ως άυλη πολιτιστική κληρονομιά της ανθρωπότητας» (ODG. G / 07.01.2371 για την DDL ν. 2371), με πρώτο υπογράφοντα τον γερουσιαστή Fabrizio Bocchino.

Η Ομοσπονδία Ελληνικών Κοινοτήτων και Αδελφοτήτων Ιταλίας που προώθησε και υποστήριξε σθεναρά την πρωτοβουλία, θεωρεί ότι πρόκειται για ένα σημαντικό ορόσημο για την ουσιαστική διαφύλαξη των ελληνικών και λατινικών, ως υψηλότερη έκφραση της πολιτιστικής ουσίας της Ευρώπης (συνημμένο το κείμενο του ιταλικού νόμου).

Με ιδιαίτερη εκτίμηση,

Για το ΔΣ

Η Πρόεδρος

Όλγα Νάσση

 

G/2371/1/7 (testo 2)

BOCCHINO, CAMPANELLA, DE PETRIS, PETRAGLIA, CERVELLINI, BAROZZINO, SIMEONI, BENCINI, MOLINARI, FUCKSIA, DE PIETRO, BIGNAMI, PERRONE, GIACOBBE, PUPPATO, ROMANO, D’AMBROSIO LETTIERI, CORSINI, MARGIOTTA, ANGIONI, D’ADDA, LIUZZI, LANIECE, BRUNI, GRANAIOLA, FASIOLO

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge A.S. 2371 recante: «Modifiche alla legge 20 febbraio 2006, n. 77, concernenti la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale»,

premesso che:

l’articolo 1 del provvedimento in titolo ha la finalità di tutelare e sostenere il patrimonio culturale immateriale, in accordo con i principi della Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale;

per patrimonio culturale immateriale — secondo la Convenzione internazionale Unesco adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 — si intendono le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how — come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi — che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale, e si individuano, in particolare, i seguenti ambiti nei quali tale patrimonio culturale immateriale si manifesta: tradizioni ed espressioni orali, compreso il linguaggio; arti dello spettacolo; consuetudini sociali, eventi rituali e festivi; cognizioni e prassi relative alla natura e all’universo; artigianato tradizionale;

l’articolo 11 della Convenzione succitata affida ad ogni Stato contraente il compito di individuare gli elementi del patrimonio culturale immateriale presente sul suo territorio e di adottare i provvedimenti ritenuti necessari a garantirne la salvaguardia;

la Convenzione è stata ratificata dall’Italia con legge 27 settembre 2007, n. 167. Gli elementi iscritti nella Lista rappresentativa, al 27 novembre 2014, sono 348, di cui 6 italiani (Opera dei pupi, Canto a tenore, Arte del violino a Cremona, Dieta mediterranea, Le macchine a spalla, La vite ad alberello di Pantelleria);

Η κυρία Όλγα Νάσση

il patrimonio immateriale dell’umanità contribuisce a darci un senso d’identità e continuità, offrendoci un legame col nostro passato, che attraversi il presente e tenda verso il futuro. Esso contribuisce alla coesione sociale, incoraggiando un senso d’identità e responsabilità che aiuta gli individui a sentirsi parte d’una o di più comunità e della società umana in generale. Molte espressioni e manifestazioni del patrimonio immateriale dell’umanità sono oggi in pericolo, minacciate, da un lato, dalla globalizzazione e dall’omogeneizzazione culturale, dall’altro, da una mancanza di sostegno, apprezzamento e comprensione. Se il patrimonio immateriale non sarà nutrito e alimentato, rischia di scomparire per sempre, o di congelarsi come una pratica appartenuta al passato. Preservare questo patrimonio e consegnarlo alle generazioni future lo rafforza, e lo mantiene vivo, permettendogli anche di cambiare e adattarsi alle nuove esigenze;

l’Italia possiede il patrimonio inestimabile delle lingue latina e greca troppo spesso bistrattate, mentre queste lingue, non più parlate da nessun popolo, hanno svolto nella storia delle idee e della cultura un ruolo fondamentale, e tuttora costituiscono un inestimabile tesoro dell’umanità. Così il sanscrito ha, non solo in India, trasmesso intatte dottrine e speculazioni filosofiche da epoche remotissime fino ai nostri giorni; così l’arabo classico e il persiano medievale ci hanno consegnato le meditazioni dei mistici sufi e le discussioni dei pensatori che riflettevano con profondità sui testi sacri e sulle opere d’Aristotele e Platone;

così la lingua ebraica, solo di recente riportata alla vita, ha per quasi due millenni tramandato la sapienza d’un popolo nelle forme consacrate dai suoi testi; così il cinese antico ci consente ancor oggi d’ascoltare la lezione di Confucio e Laoze. Tutte queste lingue, e le civiltà ch’esse esprimono, costituiscono un grande patrimonio, che va fortemente tutelato e difeso;

considerato inoltre che:

l’Europa tutta riconosce nelle civiltà greca e latina le radici storiche del proprio mondo e il tesoro inesauribile della memoria comune del vecchio continente. La lingua greca, sfruttando la sua estrema malleabilità e la sua formidabile potenza espressiva, ha dato voce al pensiero filosofico e, attraverso di esso, a concetti come quello di libertà, di virtù, di democrazia, di politica, dell’idea che trascende la miseria transeunte. È la lingua in cui s’è forgiato tutto il lessico intellettuale europeo, che ancor oggi s’adopera nell’intero mondo occidentale ogni volta che si fa riferimento a creazioni o scoperte dello spirito umano, alle scienze della natura, alla medicina, alla filosofia);

il latino, con la sua solennità e la sua concretezza, ha accolto l’eredità della Grecia, e ha costituito, ben oltre i confini temporali dell’Impero politico che la sosteneva e diffondeva, il veicolo comune della cultura europea, dando la possibilità ad uomini diversi per nazionalità, per religione e per costumi, di sentirsi cittadini di un’unica res publica, che, pur avendo perduto quell’unità materiale che era stata garantita da Roma, ne conservava i due doni più preziosi: la lingua unica e le leggi;

le nuove esigenze di tipo pragmatico stanno lentamente emarginando lo studio delle lingue latina e greca nelle scuole di tutt’Europa. I futuri uomini colti del nostro continente rischiano dunque d’ignorare quasi del tutto il passato in cui affondano le radici della nostra civiltà e del nostro pensiero. Non ci si può accontentare d’una conoscenza sommaria e superficiale raggiunta attraverso traduzioni e resoconti in chiave moderna: né può costituire elemento di conforto la presenza del latino e del greco come lingue in scuole di tipo professionalizzante, destinate solo a formare futuri antichisti, in cui tali discipline non hanno più la funzione formativa di garantire una possibilità all’uomo colto d’accedere alle radici del suo passato, ma costituiscono un mero strumento di lavoro per lo svolgimento della sua futura professione. Delle tre radici della civiltà europea, latina, greca e cristiana, l’Italia, per la sua particolare condizione di territorio in cui la cultura ellenica ha sviluppato fiorenti colonie e straordinarie scuole di pensiero filosofico, e Roma ha, costituito da un lato il centro propulsore dell’impero che da lei prende nome, e dall’altro la sede primaria e il punto d’irradiazione della cultura cristiana; l’Italia, dicevamo, rappresenta quasi il punto d’ideale confluenza storica;

impegna il Governo:

a farsi garante d’una continua sensibilizzazione soprattutto nelle politiche scolastiche, per la salvaguardia concreta delle lingue latina e greca, come massima espressione della sostanza culturale d’Europa, portata in diverse parti del mondo;

ad istruire sollecitamente e, ove ne ricorrano i presupposti, a sostenere le proposte volte a dichiarare il latino e il greco «patrimonio culturale dell’umanità» non soltanto europea, ma anche extraeuropea, come elemento unificante della civiltà occidentale e come eredità d’inestimabile valore lasciataci da oltre duemilasettecento anni di storia culturale;

a voler assumersi la responsabilità di «garante della salvaguardia del latino e del greco» come discipline portanti, assieme alla filosofia, di una scuola formativa non professionalizzante, e di un’educazione globale e umana delle nuove generazioni.